Friday 29 March 2013

L.C.E. - The Least Commons Ensemble - "LCEP-001" (Hand Craft 054)

"EP with 4 pieces by L.C.E. - The Least Commons Ensemble, a 5-member post-rock band from Tokyo. Each section consists of a complex mixture of minimal phrases played only by single tones and no chords. Especially the first song, Glocken - the 1st movement, is a soul-stirring song with a strong tension and the gradual development into the climax." (Hand Craft records)

Musica per velocità elevate, spiando lampioni che diventano linee luminose nell'affossarsi della notte. Ripetizioni ossessive che danno ampio spazio al drummer di sbizzarrirsi su 5/8 fulminanti. Brand X e amici stringono la mano. Ampie linee su elettroencefalogrammi effettuati frettolosamente. Aromi live danzano nell'aria bollente che fuoriesce dai bocchettoni di un auto sconsolata da un inverno troppo lungo. Gli stessi  maestosi monti che mi fissano ormai da decine di anni. The Least Commons Ensemble non si scomodano a creare cambi di rilievo nello scorrere delle loro tracce ma piuttosto giocano sul groove e su leggere variazioni che soffiano aliti fetidi alla noia mantenendola ad adeguata distanza. Chitarre dagli occhi fissi non nascondono il loro stato di ipnosi mentre basso e batteria se ne approfittano per farsi due risate con una birra doppio malto in mano. Nervoso e scattante, questo EP rilasciato dalla giapponese Hand Craft apre le valvole ad un'energia irrequieta e frenetica. Bianco e nero che si rincorrono in una spirale che trasporta in una dimensione funk-psicotica, tra filtri inaspettati e limiti di velocità oltrepassati abbondantemente.


Artist: L.C.E. - The Least Commons Ensemble (FB)
Title: LCEP-001
Label: Hand Craft
Style: post-rock, psycho-funk
Date: March 24, 2013


Tuesday 26 March 2013

Lovelace - "Yet This Time" (self released)

"Created between San Francisco and London, this EP was the outcome of an American Odyssey, which started in the desert and ended up in California..." (Lovelace)

Le ispirazioni musicali elencate da Rebecca Whitbread (Lovelace) nella presentazione di questo album si colgono tutte, da Kate Bush a Bjork e Patty Smith. Comprensibile normalità. Chi non ha influenze? Le cinque tracce contenute in "Yet This Time" sono sincere, esprimono deboli insicurezze interiori nelle liriche ma idee molto chiare per quanto riguarda i contenuti musicali. Basta ascoltare "Question", minuscolo gioiello basato su cori ovattati che costruiscono le fondamenta dell'intero brano, dando un appoggio sicuro ai delicati interventi di contrabbasso e clarinetti. Lovelace ama giocare con la sua voce che più di una volta nell'impostazione dei cori ricorda i canti dei pigmei. Sovrappone strati e strati creando una deliziosa torta dagli innumerevoli sapori. Nei video presenti nel suo sito è un piacere constatare le sue doti da one-woman-band, sola con la sua chitarra in una stanza a creare basi ritmiche con un microfono e spalmarci successivamente sfoglie di loop vocali. Giovane talento che sicuramente saprà conquistare numerosi ascoltatori.



Lovelace



Artist: Lovelace
Title: Yet This Time
Label: self released
Style: indie, pop
Date: March 22, 2013









Saturday 23 March 2013

Names - "Golem" (self released)

Brian Barth è un regista/musicista proveniente da Boston. "Golem" è il secondo album che esce con lo pseudonimo Names. Quattro brani che mescolano elettronica, classicismi e world/ambient con raffinata perfezione. La presenza del violoncello di Callie Peters in due tracce dona una luce speciale a questo interessante lavoro, che in alcuni momenti mi rimanda ad alcune produzioni di Peter Gabriel a cavallo tra gli 80 e i 90 del passato millennio. Names si diverte anche giocando intelligentemente con i tempi dispari nella piccola perla che conclude questo EP intitolata "Best". Coretti pop, elettronica, gospel e violoncelli che gioiscono su marimbe in 5/4. Un inusuale tribal-pop che lascia presagire futuri sviluppi molto interessanti. Consiglio anche "Arches National Park", EP uscito nel gennaio 2013 sempre su Bandcamp con l’opzione name your price.

Artist: Names
Title: Golem
Label: self released
Style: electro-acoustic, ambient
Date: February 28, 2013


Wednesday 20 March 2013

Plastic Surgery Icon – "Roughly Human" (esc.rec. 035)

"Roughly Human is the title of the debut album by Plastic Surgery Icon, for which he spent the last three months of 2012 recording non-stop. The idea was initially to record some basic acoustic guitar songs that he had lying around for years, maybe for the release of a short EP, but additional new songs appeared quickly. To three of the four old songs, vocals were added, along with other instruments. Three of the new songs were more math rock oriented. In the end there was an album’s worth of material that turned out mostly acoustic, but stylistically varying between folky singer/songwriter pieces, some catchy pop tunes and gradually escalating mathy madness." (esc.rec.)

L'iniziale "I Sleep Badly With You Alive" mi accompagna in uno stato di leggera sospensione, tra il lento fluire di arpeggi di chitarra e le frequenti brevi pause determinanti. Ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno. Questo non è solo un album acoustic/folk/guitar e lo lascia ben intendere la seconda traccia, "Ex Insomniac", racchiusa nelle sue disparità ritmiche disordinate, tra chitarra e basso all'unisono, cigolii vari, dissonanze, pause improvvise e radicali cambi di dinamica. Tra le influenze elencate nella press release trovo Animal Collective e Deerhoof (da notare che Greg Saunier ha partecipato al master di questo album) ma ci aggiungerei anche un tal Mike Keneally, chitarrista zappiano dell'ultimo periodo (ad un primo ascolto ho avuto un improvviso link cerebrale ad "Hat" del 1992). Meravigliosi spostamenti ritmici mi entusiasmano nella quinta traccia, "Noise Rock Paralympics"...sarebbe opportuno evitare di ascoltarla in cuffia mentre si cammina, potrebbe condurre ad inattesi barcollamenti. L'intero album ha un suono omogeneo e sebbene sia stato registrato con un software musicale non aggiornato da più di 10 anni, possiede una presenza e un calore notevoli. La voce di Plastic Surgery Icon non è certamente da "the best ten voices of the year" ma poco importa, la genuinità e la spontaneità che fuoriescono da "Roughly Human" sono tali tali da rendere qualsiasi piccolo difetto irrilevante.


Artist: Plastic Surgery Icon (FB)
Title: Roughly Human
Label: esc.rec.
Style: guitar, pop, rock
Date: March 12, 2013



Monday 18 March 2013

monologue - "perfect imperfection" (Laverna 56)

"Siamo certi che questa release vi sorprenderà per la varietà nella proposta dei suoni e per l'incredibile atmosfera che da essi sprigiona: appartengono ad una creatura che desidera farsi chiamare Monologue ma che in realtà ha un nome assai più soave. Marie e le Rose, questa la sua vera identità e questo il suo magico racconto costruito attorno all'affascinante ricerca della Perfetta Imperfezione." (Mirco Salvadori, Laverna)

Già il preludio di "The ghost" mi lascia sconcertato. Rumori, suoni ciclici, disturbi elettrici e acusticità rarefatte fanno sperare in uno spessore musicale costante per tutto l'intero lavoro...e non si rimane delusi. Oscurità medioevali, aria impregnata di umidità, sembra di sentire passi scoordinati avanzare tra il fango di un sentiero abbandonato. Legnetti sotto incantesimo producono ritmiche incuranti del tempo che le circonda. Contaminazioni world-ambient in stato avanzato si accolgono in "wandering dreams in distortion", brano che introduce l'avvolgente densità magmatica di "eclectic electric in distortion -scherzo-", uno dei momenti più intensi dell'album. Un ondeggiare su bassi profondi, lenti rimbalzi su strati atmosferici dai colori delicati. Nel frattempo disturbi tecnologici appaiono inquieti all'orizzonte ed una chitarra dichiara la propria innocente sofferenza. Un capolavoro electro-melodic-noise di talento. Mi vengono in mente Elisa Luu in una versione più audace e propensa al rischio o il fascino oscuro di Ishtar. In "Perfect Imperfection" c'è un abile uso di materiali noise inseriti in un contesto ambient-cinematografico. Sfondi naturali si susseguono dando l'impressione di percorrere un misterioso ed avventuroso viaggio. Riverberazioni in primo piano attorniate da echi impegnati a vaporizzare nell'aria intermittente densità. Monologue (Marie e le Rose) lascia questa brillante "sonata per umani e macchine" in mano a Laverna, sempre attenta a cogliere i mutamenti di un genere (ambient, electronica) in continua evoluzione.

Artist: monologue
Title: perfect imperfection
Label: Laverna
Style: ambient, experimental
Date: March 15, 2013


Saturday 16 March 2013

Ongaku2 – “Short Stories” (La bèl 018)

"30 minutes of music in 12 short tracks. A sounds and vision’s collection and dreamlike prophecies. A constellation of intimate sounds and images. 12 improvisations of 2:30 minutes. One little story."

"Short stories" è un album che si assapora lentamente, a piccoli sorsi, possibilmente ad occhi chiusi, così da non essere disturbati da elementi visivi esterni. Solo così facendo ci si può abbandonare alle immagini che le improvvisazioni di Ongaku2 (Elia Casu, Paolo Sanna) sanno trasmettere. I dialoghi sonori che si stabiliscono tra i due musicisti sardi sono intensi e sanno prendersi cura di pause e silenzi e non trascurano nessun particolare del rapporto che si crea tra uomo e strumento musicale (in questo caso anche oggetti vari e campionamenti). Strumenti spremuti sfruttando le loro innumerevoli possibilità sonore e rumoristiche. Ma non si pensi ad un album di due musicisti egocentrici che si divertono ad improvvisare e a registrare tutto ciò che fanno. Dentro a "Short Stories" c'è uno spessore musicale notevole, c'è sperimentazione non fine a se stessa ma utilizzata per dialogare, evocare, gioire. Si coglie il feeling che i due musicisti sardi mantengono vivo oramai da diversi anni. Un appello ai videomaker: questa musica ha già le immagini nel proprio DNA. Basta sfilare la videocamera dalla custodia ed iniziare a girare abbandonandosi ai suoni che fuoriescono da questo album. Un altro tassello di una scena sarda in continuo fermento creativo, abilmente fotografata da La bèl.

Onkaku2 (Elia Casu, Paolo Sanna)






Artist: Ongaku2 (FB)
Title: Short Stories
Label: La bèl
Style: impro, experimental
Date: March 06, 2013













Tuesday 12 March 2013

Tomotsugu Nakamura - "Blooming" (kaico002)

"Tomotsugu Nakamura is a musician and graphic designer residing in Tokyo, Japan. He uses various instruments such as guitar, piano, synthesizers along with field recordings and glitches as sound sources, and lays those sounds as if sketching dotted patterns on white clean paper. Thus the songs are shaped in very absract forms and the details are astonishingly precise, however, they sound very tender and melodius at the end which makes his music so special and different from the others."

Forse un paio di decenni questa musica sarebbe rientrata nella categoria new age, a metà strada tra spirito e natura. Arpeggi di chitarra che sembrano provenire dal giardino dell'Eden, tra i colori brillanti di frutti incontaminati e gli ingannevoli profumi di fiori ancora sorpresi da tanta bellezza. Arpeggi e pulsazioni elettroniche che si rincorrono svolazzando come farfalle inconsapevoli della loro intrinseca e vera essenza. Silenzi che molte volte valgono più di numerose parole, rumori o suoni. Battiti improvvisi che compaiono e scompaiono lasciando il loro ricordo nel lento dilatarsi di un eco. Note troncate nella loro lunghezza e spostate nello spartito con finta casualità. Tomotsugu Nakamura propone tre brani in free download per presentare un album di tredici brani (in CD limited edition) rilasciato dalla giapponese kaico. Un sound affine a molte altre produzioni giapponesi elettroniche-ambient degli ultimi anni. Tre tracce che starebbero sedute comodamente all'interno del vasto ed eccellente catalogo Element Perspective.



Tomotsugu Nakamur



Artist: Tomotsugu Nakamura
Title: Blooming
Label: kaico
Style: ambient, slow
Date: February 16, 2013






Saturday 9 March 2013

Technocrat - "We're a Flood EP" (self released)

Rimangono da alcuni giorni le tracce più ascoltate del mio lettore mp3. Il sound dei californiani Technocrat mi ha affascinato sin dai primi ascolti. L'asciuttezza acustica di "Settled", prima traccia di questo EP di tre brani, e la sua melodia sussurrata su cavalcate polverose di terre aride. Svogliati coretti femminili che porgono con delicatezza un solo di tastiera dal suono gracchiante che viene velocemente inghiottito un vortice di delay. C'è molta cura nel sound di Technocrat, con una sana attenzione ai particolari. "Swim" entra possente con una ritmica che simula marce pacifiche in direzione di verdi mari. Melodica e seducente melodia che ti richiede l'amicizia sin dai primi istanti. "It isn't nothing" chiude l'EP in modo anomalo. Brano curioso e dalla struttura inusuale che lascia un sapore in bocca che vorresti riprovare. Ed è così che mi soddisfo, scoprendo che è uscito anche questo singolo usciti pochi giorni fa intitolato "Starve". Il tutto in download gratuito o a donazione.


Artist: Technocrat
Title: We're a Flood EP
Label: self released
Style: indie-rock
Date: February 25, 2013


Sunday 3 March 2013

Veda Hille - "Peter Panties" (self released)

"Okay. Peter Panties is a play written by Niall McNeil and Marcus Youssef. Niall is an actor who has grown up in the Vancouver theatre community. He has Downs Syndrome. He wanted for a long time to work on a version of Peter Pan, and in 2008 Neworld Theatre and Leaky Heaven Circus got together to make the show. Niall and Marcus met every Tuesday for almost two years. Theyy talked and wrote and recorded everything that happened. They also did workshops with directors Steven Hill and Lois Anderson and other folks. I took a version of the script and lyrics to Berlin with me in 2009, and wrote most of the music sitting in a little room by the River Spree. Also while walking around trying to get my baby boy to go to sleep. In 2010 we started rehearsals in earnest. My band for the show was The Bank Dogs, who were four teenage boys. They're practically grown up now. The actors in the show (there were many) all sang when we performed it at the PuSh Festival in 2011." (Veda Hille)

Mi rammarico di aver scoperto Veda Hille solo ora. L'innumerevole mole di musica che circola in rete a volte può nascondere talenti eccezionali. E' il caso di Veda Hille, musicista canadese con circa vent'anni di curriculum musicale ricco di esperienze alle spalle. "Peter Panties" (Le mutandine di Peter) è spettacolare. Spiritoso, intelligente, strabordante di musica concreta, creativa e pulsante. Si nutre di uno spirito musical che conosce perfettamente i segreti per mantenersi giovane. Il piano detta ogni ruolo che la band di giovani ragazzi dei The Bank Dogs esegue con grande stile e precisione. Più di dieci cantanti sfilano in questa opera ispirata a Peter Pan scritta da Niall McNeil and Marcus Youssef. Questo album può essere posato accanto a colonne sonore di musical ben più celebri (Rocky Horror Picture Show, Grease, Jesus Christ Superstar), abbandonando tranquillamente qualsiasi senso di inferiorità. Ispirazioni vaste, pescate soprattutto dall'immenso patrimonio musicale dei seventies con assoluta mancanza di pudore. "Peter Panties" è musicalmente enciclopedico. Nelle 17 tracce presenti c'è un riassunto di ciò che è successo nel mondo rock/folk/pop nell'ultimo mezzo secolo. Primo capolavoro del 2013.

Veda Hille




Artist: Veda Hille
Title: Peter Panties
Label: self released
Style: experimental folk song
Date: February 25, 2013